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Il cattivo tedesco e il bravo italiano

“Anche il giorno in ricordo delle foibe, fortemente voluto da Alleanza Nazionale, si è caratterizzato per una costruzione della memoria imperniata sulla denuncia della violenza comunista jugoslava contro gli italiani senza alcun riferimento al contesto storico, né alla precedente oppressione fascista delle minoranze slovene e croate incluse nel regno d’Italia dopo la Grande Guerra, private della loro lingua e della loro cultura, né dei crimini commessi dal 1941 al 1943 nei territori jugoslavi delle armate di Mussolini; antecedenti che almeno in parte spiegano la ‘controviolenza’ successiva (animata però anche da radicali progetti annessionistici). Si è cosi proposta una memoria modellata sulla narrazione di matrice neofascista sviluppata fin dall’immediato dopoguerra, che riversa esclusivamente sulla Jugoslavia di Tito l’accusa di aver commesso crimini efferati in nome di un odio antiitaliano votato alla pulizia etnica e giunge iperbolicamente a equiparare le foibe alla Shoah (si è parlato infatti di ‘shoa italiana’). Risultano in questo modo del tutto trascurati sia le reali dimensioni del fenomeno sia i risultati della storiografia italiana e internazionale che ha indagato a fondo, ponendola in un più generale quadro europeo, l’evoluzione dei rapporti fra le popolazioni di origine italiana e slava di quelle regioni, nonché delle violenze e i torti reciproci”

Filippo Focardi: “Il cattivo tedesco e il bravo italiano”
Laterza, 2013 – p. 190