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Comunicato dell’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea

Gli avvenimenti intercorsi nel pomeriggio di martedì 12 febbraio al Polo Zanotto dell’Università inquietano e preoccupano profondamente tutti coloro che, come noi, sono impegnati nella ricerca storica e nella difesa dei valori civili. Come Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea siamo da molto tempo attenti e responsabili promotori di iniziative sui temi del confine orientale, dell’esodo e delle foibe, di cui abbiamo discusso anche recentemente nella conferenza di Costantino Di Sante “Le diverse tragedie del confine orientale” tenuta nella nostra sede sabato 9, e su cui abbiamo pubblicato nel  2009 il lavoro di Gracco Spaziani e Marco Scipolo “Ricordi di frontiera.  Guerra, foibe, esodo fra Italia e Jugoslavia in alcune testimonianze veronesi (1941-1947)”. Abbiamo posto al centro del nostro orientamento l’apertura a tutte le fonti storiograficamente accreditate e la consapevolezza della complessità di un tema che troppo spesso, purtroppo, è stato usato per operazioni di propaganda indebite e poco fondate. L’argomento è aperto e la ricerca è attiva, questo dovrebbe essere di stimolo ad ogni ulteriore approfondimento.

Proprio per questo ci risulta incomprensibile il divieto opposto, con argomentazioni e con metodi a dir poco discutibili, alla conferenza della ricercatrice storica Alessandra Kersevan organizzata dai collettivi studenteschi “Pagina 13” e “Studiare con Lentezza” per il giorno 12 presso il Polo Zanotto. Siamo di fronte alle posizioni di una studiosa che non necessariamente devono essere in toto condivise e che sono e devono essere oggetto di dibattito, come è necessario e giusto nell’ambito di qualsiasi settore di ricerca, ma che non sono certo tali da dover essere tacitate con la forza, togliendo materialmente a lei ed agli studenti presenti la possibilità di esprimersi. A maggior ragione stigmatizziamo come inaccettabili i comportamenti di intimidazione e di violenza che si sono registrati nell’occasione da parte di gruppi di cui non è difficile identificare la matrice, nell’assenza di un intervento adeguato e tempestivo dell’autorità accademica.

Vorremmo che episodi di questo genere non accadessero nella nostra città, che pesanti segnali di intolleranza non trovassero spazio né consenso e fossero anzi esplicitamente contrastati da tutti coloro che hanno responsabilità nella difesa della convivenza civile e nella formazione dei giovani. Non ci può essere opposizione tra scienza e  pietà,  tra rigorosa indagine sui fatti e doveroso rispetto delle sofferenze patite.

Il dolore che ha segnato la nostra storia e la sua complessità appartengono a noi tutti. Il senso e il valore di una ricerca onesta, senza pregiudizi e senza censure, senza falsi idoli e senza prevaricazioni, sono il debito di cui dobbiamo dar conto alle nuove generazioni. Praticare nei fatti una cultura antifascista, come sta nello Statuto del nostro Istituto e, ancor più, nei fondamenti della Costituzione repubblicana, è anche questo.

 

Agata La Terza

Direttore dell’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea.

Febbraio 15, 2013   Commenti disabilitati su Comunicato dell’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea

Alessandra Kersevan: sulla vicenda dell’aggressione squadrista all’Università di Verona – 12 febbraio 2013

In questi anni ho fatto centinaia di conferenze sulle vicende del confine orientale; qualche volta mi è capitato sia che le istituzioni che mi avevano invitato cedessero a ricatti e pressioni di esponenti della destra e della Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD) e ritirassero all’ultimo momento la loro adesione, sia che gruppi di fascisti intervenissero cercando di impedire la conferenza.

Ma mai era ancora successa la concomitanza così evidente fra le urgenze repressive dell’istituzione, e l’azione diretta degli squadristi di Casa Pound e degli altri gruppi neonazifascisti. Questa è secondo me la particolarità di questa vicenda dell’Università di Verona, che fa venire in mente altri momenti storici, come quello dell’avvento del fascismo.

Non voglio fare facili paralleli, so bene che le condizioni sociali, economiche, politiche attuali sono particolari, ma ritengo che certi meccanismi di adeguamento del ceto intellettuale alle imposizioni del potere siano simili e si stiano ripetendo nella storia d’Italia. L’accanimento con cui il rettore e l’apparato universitario hanno imposto che questa conferenza non si dovesse fare, dimostra che coloro che hanno in mano il cosiddetto Giorno del ricordo hanno una grande la paura della verità che viene dalla ricerca storiografica.

Essi stanno cercando, attraverso la ritualità di questa giornata, diventata un atto di fede collettivo supportato dal servilismo di buona parte dei mass media, di imporre il ribaltamento nell’opinione pubblica dei criteri interpretativi della Resistenza italiana e jugoslava, la confusione dei ruoli di partigiani e fascisti, di vincitori e vinti, di carnefici e vittime. È sicuramente una grande operazione massmediatica, che ha potuto avere un certo successo anche perché sostenuta da una parte del ceto dirigente post-comunista desideroso di prendere le distanze dal suo passato, per adeguarsi alle nuove esigenze del pensiero unico liberista mondiale.

A tutto questo si deve reagire con quella che io chiamo una guerriglia culturale, una moltiplicazione delle occasioni di conoscenza e di riflessione e per questo ritengo molto importante il fatto che il collettivo studentesco organizzatore abbia voluto che la conferenza avvenisse, nonostante la negazione degli spazi, nonostante il taglio della luce, nonostante le minacce degli squadristi, e dimostrando molto coraggio a sfidare l’istituzione universitaria artefice di una simile operazione anticulturale.

Da parte mia e del gruppo di Resistenza storica, posso dire che continueremo a portare in giro per l’Italia le nostre conferenze e i risultati delle nostre ricerche. Sono anche più che disponibile a tornare a Verona, a concludere con voi la conferenza lasciata a metà a causa dell’imposizione del rettore e della violenza fascista.

Un grazie per il vostro impegno antifascista.
Alessandra Kersevan

Udine, 13 febbraio 2013

 

Febbraio 14, 2013   1 Comment

Comunicato sull’aggressione fascista

A seguito dell’aggressione fascista avvenuta il 12 febbraio all’interno dell’università di Verona durante il dibattito con la storica Alessandra Kersevan, riteniamo fondamentale non tanto fornire il resoconto completo dei fatti, quanto sottolineare alcuni aspetti della vicenda.

· La sostanziale continuità tra l’azione istituzionale e quella squadrista. L’accondiscendenza alle pressioni politiche dimostrata dal rettore nelle dichiarazioni per mezzo stampa, ha contribuito alla costruzione pubblica di un nemico contro cui scagliarsi, legittimando di fatto l’aggressione squadrista nei confronti dei partecipanti all’evento.

· La rete nera. Impressionante la facilità con cui la propaganda di gruppuscoli di estrema destra è arrivata ad esercitare forti pressioni politiche su alte cariche amministrative e accademiche, grazie a una già consolidata rete politica di matrice culturale fascista, fino a costringere un rettore a revocare l’aula precedentemente concessa per un’iniziativa legittima.

· L’asservimento della stampa locale al potere politico. Il clima che è stato creato ad arte attraverso articoli superficiali, faziosi e diffamatori risponde a dinamiche prettamente politiche estranee agli interessi scientifici della ricerca storica.

· Il disordine. Denunciamo l’incompetenza e l’irresponsabilità di chi aveva il compito di gestire la difficile situazione venutasi a creare, data la presenza di militanti fascisti armati all’interno dell’Ateneo. Riteniamo direttamente responsabili: il rettore Alessandro Mazzucco, per aver rifiutato qualsiasi confronto con gli studenti ed essersene lavato le mani; il direttore amministrativo Antonio Salvini, per aver ordinato di staccare l’elettricità, lasciando al buio un intero piano del Polo Zanotto, compresa l’aula disabili, aggravando la situazione di pericolo per studentesse e studenti; le forze di polizia, per aver grossolanamente sottovalutato la minaccia.

· L’imbarazzante assenza di qualsiasi comunicazione ufficiale di scuse per l’accaduto, da parte del mondo accademico veronese tutto, nei riguardi della ricercatrice Alessandra Kersevan, delle studentesse e degli studenti presenti in aula e negli altri spazi universitari.

· La paradossale, infame, ingiustificata rappresaglia delle istituzioni accademiche nei confronti di Spazio Zero, un’aula autogestita aperta a tutte le studentesse e tutti gli studenti che da circa due anni è attraversata da partecipate attività culturali. Il ripetuto tentativo di demonizzare l’aula dipingendola come laboratorio di chissà quali estremismi è un’accusa ridicola che cade davanti agli occhi di chiunque frequenti l’università.

Pretendiamo le scuse ufficiali del rettore alla storica Alessandra Kersevan, accompagnate dall’invito a ritornare all’università di Verona quanto prima, per poter finalmente tenere l’incontro interrotto dalla violenza.
 
Pretendiamo che, come da statuto d’Ateneo, sia realmente interdetta l’università alle attività dei gruppi di matrice fascista.
 
Auspichiamo una collettiva presa di coscienza.
Episodi come questo rafforzano la convinzione che ora più che mai sia necessaria una costante e condivisa pratica antifascista, dentro e fuori le università, luoghi di un sapere che non può essere che critico e impegnato.

Ogni spazio all’autogestione. Nessuno spazio al fascismo.

Assemblea studentesca
Verona, 13 febbraio 2013

 

Alessandra Kersevan sulla vicenda dell’aggressione squadrista all’Università di Verona – 12 febbraio 2013

Febbraio 14, 2013   2 Comments

Cos’è il fascismo

In seguito alla gravissima aggressione squadrista di matrice fascista avvenuta ieri in università durante l’incontro con la storica Alessandra Kersevan sulla questione delle foibe, invitiamo tutte e tutti a partecipare all’assemblea che si terrà oggi alle ore 17.30 davanti all’aula T3 per confrontarsi sull’accaduto, raccogliere testimonianze o anche semplicemente portare solidarietà. Crediamo infatti che quanto successo, quanto purtroppo abbiamo vissuto ieri pomeriggio, non possa lasciare nessuno/a nell’indifferenza. Siamo tutte e tutti coinvolti.

Con la complicità delle istituzioni universitarie, in un’aula completamente al buio grazie al comportamento irresponsabile del rettore e del direttore amministrativo che sono arrivati a staccare la corrente ad un intero piano del Polo Zanotto per impedire che la nostra legittima iniziativa avesse luogo, ci siamo ritrovati a dover sfuggire ad un vero e proprio assalto. Qualcuno, crediamo, dovrà assumersi le sue pesantissime responsabilità.

Ci scusiamo con Alessandra e con la figlia, Anita, per l’accaduto. Rinnoviamo loro tutta la nostra solidarietà. Ci scusiamo ovviamente anche con chi era arrivato/a in università per partecipare ad un libero dibattito storico con una ricercatrice autorevole e si è ritrovato/a travolto/a dall’idiozia fascista.

Ricordiamo l’appuntamento:
mercoledì 13 febbraio, ore 17.30 davanti l’aula T3 del Polo Zanotto.
Non sono benvenuti i giornalisti.

Invitiamo tutte e tutti coloro che erano presenti a portare in assemblea l’eventuale materiale audio, video o fotografico relativo alla giornata. Se impossibilitati a partecipare potete inviarlo a: studiareconlentezza at gmail punto com. Per favore, non pubblicate nulla senza il consenso di chi appare nelle immagini. E’ chiaro a tutti con chi abbiamo a che fare. Grazie per la collaborazione.

No pasaran!

In attesa di un resoconto ufficiale dell’assemblea di chi ha subito l’aggressione, rimandiamo a before they fall per un primo racconto piuttosto dettagliato di come sono andate le cose.

Febbraio 13, 2013   Commenti disabilitati su Cos’è il fascismo