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Acqua alla gola

Ma pensa te, sono sconcertati! Teneri questi rettori. Te le ricordi le uscite del nostro Magnifico, quando gli studenti e le studentesse erano in piazza a protestare contro i tagli e denunciare il piano di smantellamento dell’università pubblica che riforma dopo riforma, si stava mettendo in atto? Con la sua parlantina da buon democristiano si preoccupava di rassicurarci. “Siamo sulla stessa barca”, diceva. “Stiamo lavorando per voi”. Se poi alzavi troppo la voce ti mandava la polizia in facoltà. Ora la barca affonda e indovina un po’ chi ha l’acqua alla gola?

Domenica 2 Settembre, 2012 | Corriere del Veneto – Verona
Atenei, nuovi tagli: Verona perde 3 milioni

VENEZIA — Sono «sconcertati», i rettori veneti, dall’ennesima mazzata che il governo Monti sta per infliggere alle Università. Secondo una bozza di lavoro elaborata nell’ambito della spending review da Enrico Bondi, ex amministratore delegato di Parmalat e ora commissario per la razionalizzazione, verranno tagliati a livello nazionale 532 milioni di euro, il 30% dei quali, cioè 170, subito. Come rileva «Milano Finanza», rappresenta il 2,5% del Fondo per il finanziamento ordinario delle Università (FFO), erogato dallo Stato. Per la nostra regione significa perdere 12.656.000 euro, tra Iuav (1.245.000 su un «eccesso di spesa» totale indicato in 3.890.000), Ca’ Foscari (1.608.000 su 5.026.000), Verona (3.090.000 su 9.656.000) e Padova (6.713.000 su 20.979.000). L’eccesso di spesa calcolato rispetto al FFO per i quattro Atenei è rispettivamente di 13,4%, 7,1%, 10,4% e 7,4%. Si tratta di cifre quantificate da Bondi individuando per ogni Università i costi intermedi (sono le spese di produzione, come formazione, manutenzione degli immobili, collaborazioni, affitti, licenze software, riscaldamento) e dividendoli per il numero di dipendenti. Stabilita la media nazionale, le spese superiori al costo standard sono state considerate eccessive e decurtabili. «Una logica singolare e stupefacente — commenta il professor Vincenzo Milanesi, delegato al bilancio del rettore di Padova — tutto ciò che non è costo del personale viene considerato un consumo. Si applicano tagli lineari senza considerare la qualità dell’offerta e la specificità di ciascuna realtà e il risultato è che si penalizzano gli Atenei migliori e preferiti dagli studenti, perchè considerati più spendaccioni, per favorire quelli che funzionano meno. Noi dal 2003 abbiamo già operato importanti risparmi sui costi intermedi, che comunque sono concetti molto relativi: un conto è l’acquisto di beni e servizi, un altro la manutenzione. Non possiamo mica mandare i ragazzi a fare lezione nei cinema, eppure da sette anni Roma ha azzerato il fondo per l’edilizia. Quest’ennesima stangata — aggiunge Milanesi — aggrava le note difficoltà dell’Università e ci coglie di sorpresa. Non so davvero dove si possa ancora razionalizzare, se vogliamo garantire un servizio decente. Chi pianifica tali manovre non conosce il mondo universitario e non capisce che tagliare nuovamente significa togliere servizi agli iscritti. Tutto ciò è desolante, soprattutto perchè deciso da un governo che dovrebbe essere formato da tecnici». L’ultima chance per far valere la propria voce gli Atenei se la giocheranno a fine settembre, nell’incontro già fissato con il governo. «Sapevamo dell’ipotesi di un taglio complessivo di 532 milioni, ma il dettaglio per Ateneo non l’avevamo mai visto — rivela il professor Carlo Carraro, rettore di Ca’ Foscari — a prima vista mi sembra dettato da una logica bizzarra. Se il governo decidesse di corrisponderci meno risorse potremmo comunque farcela, perchè negli ultimi quattro anni siamo riusciti a chiudere il bilancio sempre con un utile di 7 milioni all’anno, da destinare alla realizzazione di nuove residenze studentesche. Ma se tagliare significa risparmiare non ha senso per una realtà virtuosa come Venezia, uno dei pochissimi Atenei dotato di una forte stabilità finanziaria proprio perchè ha già razionalizzato dove doveva. Ulteriori sacrifici non sono accettabili, significa investire ancora meno nella formazione dei giovani, che è strategica per il Paese. E comunque le Università aggiungono al FFO altri finanziamenti — chiarisce Carraro — perciò lo Stato non può sapere se i costi intermedi vengano coperti con soldi pubblici o privati». Nell’incontro di Roma i rettori chiederanno al governo di non operare tagli lineari ma calibrati su caratteristiche e performances di ogni Università e anche di poter sostituire il 40% e non solo il 20%, come prevede la manovra, dei docenti che vanno in pensione.

Michela Nicolussi Moro