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Nel dubbio mena

Nelle ultime ore, a contribuire alla ricostruzione e alla comprensione dei fatti relativi all’incursione squadrista di giovedì 21 marzo nel quartiere Veronetta, è venuta alla luce una nuova importante testimonianza. Un episodio risoltosi per fortuna senza gravi conseguenze ma che aiuta a chiarire quali fossero le intenzioni dell’allegra brigata di fascisti al seguito del consigliere di III circoscrizione Marcello Ruffo.

Sono le 23.30. La squadraccia è da poco stata allontanata dal circolo Malacarne, dove si era presentata qualche minuto prima, coltello alla mano, intonando cori fascisti e rivolgendo pesanti minacce al barista. Usciti dal locale si incamminano per San Vitale, si fermano all’incrocio con via XX Settembre. Ignaro di quanto stesse succedendo, un giovane studente al primo anno di filosofia sta percorrendo la stessa via per raggiungere alcuni amici in via Scrimiari. Sulla strada si ritrova ad incrociare il gruppo di fascisti ubriachi. Avanzano cantando “Me ne frego”. Capisce immediatamente che qualcosa non va. Prosegue rapidamente senza alzare lo sguardo per lasciarsi alle spalle il pericolo.

Ma a qualcuno della banda non è piaciuto. Un ragazzo rasato con i capelli chiari lo raggiunge, gli chiede spiegazioni: “Cazzo hai da gaurdare?”. Lo insulta. Lo minaccia. Invita gli altri camerati ad unirsi per dargli una lezione. Lo studente continua dritto senza reagire. Il biondino insiste con le minacce ma non trova molto supporto nel resto del gruppo che si limita a godersi la scena qualche passo indietro. Alla fine desiste e si allontana. Poco dopo lo stesso gruppo entrerà all’Osteria ai Preti a fare quello che decine di ragazzi e ragazze hanno visto con i loro occhi.

Sono le stesse identiche dinamiche che purtroppo, in altre occasioni, hanno avuto come esito pestaggi ed accoltellamenti e che sui giornali vengono normalmente liquidate come “risse”. Sono le stesse dinamiche che, qualche anno fa, hanno lasciato esangue a terra Nicola Tommasoli, un ragazzo di 29 anni. Il motivo non conta, non serve. Non conta ciò che fai o puoi aver fatto, conta ciò che pensano tu sia.

Stesse dinamiche e stessi protagonisti: squallidi squadristi coperti da squallide istituzioni, picchiatori a cui è garantita piena agibilità in una città caratterizzata da una radicata cultura filofascista e da un diffuso qualunquismo dietro al quale si nasconde un mare di indifferenza.

Ora qualche sincero democratico balbetterà qualcosa “contro la violenza da qualsiasi parte provenga”. Come se non fosse violenza quella che viviamo tutti i giorni sulla nostra pelle grazie a politiche classiste, repressive, la tolleranza zero, il razzismo e il sessismo che in particolare nella nostra città trovano una formalizzazione legislativa all’interno del quadro democratico.

Non sono semplicemente violenti.
Sono fascisti. Squadristi con stretti legami istituzionali.
E vanno fermati.

Non essere loro complice.
Partecipa, intervieni, organizzati, agisci, lotta.
Insieme siamo dinamite.

Studentesse e studenti apertamente antifascisti.
Non ci avrete mai come volete voi.